Omignano Cilento – Salerno

Omignano Vista di Sera

OMIGNANO

Omignano è un paese che si trova nel , una splendida zona della .
In questa zona, gli amanti del cinema, ma non solo, lo ricorderanno senz’altro, venne girato il fortunato film “Benvenuti al Sud”.
Il paese si trova all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Omignano è un paesino molto tranquillo, che si popola durante i mesi estivi di villeggianti che cercano la tranquillita’ e la natura, ma anche la vicinanza con il mare. Si possono raggiungere posti molto famosi, come , ,

Il paese è suddiviso in tre rioni: la zona intorno alla chiesa di san e’ la zona di “Santi”, il centro del paese, dove ci si ritrova a passeggiare, a bere qualcosa al bar o alla fontana di Santi appunto. Se si sale in direzione del arriviamo alla Serra, mentre piu’ su ancora arriviamo al Casal Soprano. Da Omignano parte la strada che arriva sopra al . Li’ c’e’ la chiesina dove è consuetudine portare ogni anno nel primo fine-settimana dopo la statua della Madonna. E’ tradizione che in questo sabato notte la Madonna venga vegliata dai fedeli e riportata in paese alla domenica pomeriggio. Nella mattinata della domenica passa per tutto il paese una banda musicale. E’ tradizione che le famiglie organizzino un pranzo all’aperto, in genere si fa una sorta di pic nic nel proprio pezzo di terra coltivato. Viene poi celebrata la Messa e dopo c’e’ un bello spettacolo di fuochi d’artificio. Rimanendo in tema di festeggiamenti, nella prima domenica di luglio si tiene la festa della Madonna, con un concerto alla sera. Da qualche anno viene organizzata la festa dell’ “Omignanesi nel mondo”, che ricorda e festeggia le tantissime persone che sono partite da Omignano alla volta delle citta’ del Nord Italia, di Francia, Germania e anche Stati Uniti per cercare lavoro. Sono tantissimi che tornano ogni anno in al paese, accompagnati ormai da figli e nipoti. Durante la festa viene offerta ai partecipanti una cena a base di piatti tipici. A seguire questa festa, viene organizzata la Sagra del . Si tratta di tre giorni dove si possono gustare piatti tipici della zona, come soffritto, zeppole di alici e di fiori di zucca e buonissimi dolci. La festa viene organizzata da volontari che destinano il ricavato ad opere di beneficenza. Passando al paesaggio, possiamo dire che la natura e’ ancora selvaggia, la vegetazione e’ tipicamente mediterranea e I boschi sono verdi e freschi. Chi ama camminare all’aria aperta, puo’ cimentarsi nel salire a piedi verso il .  E’ un percorso abbastanza impegnativo. La vegetazione dei boschi e’ folta e si possono incontrare, principalmente di notte, animali come volpi, qualche serpentello come aspidi e vipere, le volpi. E’ un paese piccolo, dove ci si conosce tutti e un forestiero non passa inosservato… ma viene accolto a braccia aperte! E’ impossibile entrare in casa di un omignanese ed uscirne senza aver bevuto almeno un caffe’ e mangiato un dolcetto. Omignano è un posto interessante per trascorrere le se si e’ in cerca di tranquillita’ e riposo… che possono essere alternate a visite nei paesi della zona, soprattutto alle sagre dei paesi dei dintorni che sono numerosissime, durante i mesi di luglio e agosto ogni sera c’è anche piu’ di una sagra in due paesi diversi. Inoltre ci sono località marine, come le gia’ citate , e che meritano sicuramente una visita. Non dimentichiamo santa Maria di Castellabate, scenario di “Benvenuti al Sud”. Le persone interessate a visite a luoghi religiosi possono visitare il santuario di Novi Velia. Chi vuole spingersi più in là, puo’ utilizzare aliscafi oppure autobus per raggiungere la zona di , o . Una visita nel Cilento e’ da consigliare… ci sono il mare, la montagna, il sole e molte feste allegre e divertenti!!!

Di seguito la descrizione della storia di Omignano ripresa dal sito del comune

 Omignano Cilento

(testo di Pasquale Feo)

Omignano Cilento è un antico borgo posto alle pendici del Monte della Stella, nel cuore del Cilento Antico, ed è il capoluogo dell’omonimo comune. Attualmente il borgo conta una popolazione di appena 450 abitanti, su una popolazione complessiva di circa 1.500 abitanti residenti sull’intero territorio comunale, divisa tra le frazioni dello Scalo, di Cerreta e Pagliarole.

Nel 1489 Omignano contava una popolazione presumibile di circa 239 anime, corrispondente a 39 famiglie (o “fuochi”, termine con il quale anticamente veniva censito il numero delle famiglie di ogni villaggio). Nel XVI secolo la popolazione di Omignano passò dai 155 del 1509 ai 370 abitanti del 1595. Nel 1648 Omignano contava una popolazione di circa 500 abitanti. Ma la terribile peste degli anni 1656-1657 decimò la popolazione ; ed infatti nel 1669 Omignano contava appena 215 abitanti. Passato il fenomeno della peste, la popolazione registrò una nuova impennata : e a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo contava una popolazione nuovamente di circa 500 abitanti, e di 560 nel 1708. Alla fine del 1700 gli abitanti erano 800. Al momento dell’Unità d’ Italia, nel 1861, erano già 1235. Ma se la curva demografica nell’età moderna era in gran parte dovuta a pesti e carestie, ora, nelle variabili della popolazione subentra un altro fenomeno costituito dall’emigrazione: se infatti Omignano nel 1891 contava una popolazione di 1244 abitanti, nel 1911 ne contava appena 822. . Una nuova ripresa si ebbe negli anni trenta (1061 abitanti nel 1931), ma il boom vi fu soprattutto dal 1951 (con 1451 abitanti) al 1961 (con 1676 abitanti), in gran parte dovuto all’incremento della popolazione dello Scalo.

Come tutti i paesi posti alle pendici del Monte della Stella, anche Omignano ha una storia antichissima. Infatti, il documento più antico che testimonia l’esistenza di un villaggio da identificare con l’attuale paese, risale all’anno 1047. Il documento è costituito da una pergamena custodita nell’ di Cava de’ Tirreni: si tratta del cosiddetto “Codice Diplomatico ”. In particolare, nella pergamena che porta la data del giugno 1047, è riportato un atto che sancisce la divisione dei possedimenti terrieri tra alcuni nobili del tempo. In questa pergamena viene appunto citato, come termine di confine tra possedimenti, un vallone posto tra “guaraczanu” e “uminianu”, da identificare con l’attuale frazione denominata “Guarazzano” (attualmente del vicino comune di ) e il nostro Omignano. In un’altra pergamena dello stesso Codice , dell’agosto 1047, pure si fa riferimento ad un tal prete, di nome , abitante “de loco hominiano”: da questo inciso si ricaverebbe, dunque, che già nel 1047 esisteva alle pendici del Monte della Stella un luogo abitato dalla cui denominazione sarebbe derivato l’attuale toponimo “Omignano”.

L’origine del toponimo è controversa. Secondo alcuni deriverebbe dal latino medioevale dominicanus usato per indicare un fondo appartenente ad un padrone o signore, tesi avvalorata dall’esistenza nel suo territorio di una tenuta boschiva ancora oggi denominata Donnico. Secondo altri studiosi deriverebbe dall’aggettivazione di un nome etrusco, Umenia, dal quale sarebbe derivato Umenianus.

Probabilmente il paese fu in origine un insediamento longobardo e leggende popolari, tramandate dalla tradizione orale, riferiscono di un’origine legata al decadere e alla distruzione del centro fortificato sulla sommità del Monte della Stella. Ed è proprio la posizione di immediata vicinanza con la vetta del Monte della Stella a far conferire ad Omignano quella qualità di centro posto veramente nel “cuore del Cilento”, purché si specifichi la portata e l’estensione della stessa parola “Cilento”. Infatti, col termine “Cilento” oggi si indica comunemente una vasta area compresa tra il Sele ed il Golfo di Policastro. Ma gli storici distinguono da questo Cilento, un’area più ristretta definito Cilento Antico comprendente i territori dei Comuni di Sessa, Stella, Serramezzana, , Torchiara, Rutino, Lustra, Laureana, e Omignano, e con tutte le numerose e antiche frazioni e contrade. Se la definizione di Cilento Antico dipende dalla vicinanza di questi paesi con il Monte della Stella, si comprende facilmente come Omignano possa a ben ragione considerarsi al centro di quest’area ristretta caratterizzata da una serie di elementi che fanno pensare ad una storia e ad una tradizione comuni. Una storia ed una tradizione comuni che fu sancita, con la venuta dei Normanni nel Cilento nell’XI secolo, con la istituzione della Baronia del Cilento, sotto il dominio della famiglia dei Sanseverino. Da allora anche Omignano fece parte dei possedimenti dei Sanseverino che determinarono l’appartenenza di questo villaggio alla storia e alle vicende dell’antica Baronia del Cilento, e, con essa, il legame che per secoli unì in unico corpo amministrativo e giudiziario tutti i villaggi sorti intorno alle pendici del Monte della Stella. La Baronia del Cilento rimase in vita fino al 1550, quando, con la fine dei Sanseverino, fu smembrata e tutti i paesi furono venduti ai vari signorotti forestieri. Il legame che per secoli aveva unito queste comunità, però, non venne meno con lo smembramento della Baronia. Una testimonianza secolare dell’antica unione tra comunità di diversi paesi, è costituita ancora dalle Confraternite. Infatti l’itinerario che le Confraternite percorrono ancora oggi nel giorno di Venerdì Santo, costituisce la testimonianza di quell’antica appartenenza dei paesi del Cilento Antico ad un unico corpo amministrativo. Anche Omignano aveva, ed ha tuttora, la sua Confraternita dedicata al Santissimo Rosario, e la cui origine è attestata fin dal 1600.

Nel periodo aragonese, il feudo di Omignano fu concesso ai Capano, principi di . Una Capano, di nome Porzia, andò in sposa, nel 1527, ad un nobile salernitano, Leonetto , il quale, in seguito a questo matrimonio, venne in possesso del feudo di Omignano e di Lustra. Nel 1649 il Re di Spagna promosse Giulio Cesare da barone a Principe di Omignano. Nel 1695 un membro della famiglia , Giulio Cesare, sposò Giulia dei marchesi di Vatolla. In quel periodo a Vatolla soggiornava anche il filosofo Giovanbattista Vico, precettore nella casa dei , il quale per quel matrimonio compose un Epitalamio. Nella Chiesa di Omignano fu sepolta Giulia che morì tre anni dopo il matrimonio. La famiglia tenne il feudo di Omignano fino al 1806, fino a quando, cioè, furono emanate le c.d. leggi di “eversione della feudalità” con le quali vennero confiscate tutte le proprietà appartenute fino ad allora ai feudatari e agli ordini monastici.

In epoca precedente al 1808, quelli che successivamente furono i Comuni, creati sul modello francese, erano organizzati in Università (termine da intendere in senso completamente diverso da come lo intendiamo oggi). Col termine “Università” si indica l’istituto di origine medievale in cui era organizzata la collettività degli abitanti di un casale e il territorio. Oggi può sembrare una cosa strana, ma un tempo, i villaggi erano oggetto di compravendita tra feudatari, che se li cedevano e li acquistavano con tutti gli abitanti, e col potere di imporre che gli abitanti andassero a lavorare le sue terre. La popolazione, però, aveva un proprio patrimonio di terre che non rientravano in queste vendite, e da queste terre la gente del popolo traeva la propria fonte di sostentamento. Insomma, poteva cambiare anche il feudatario che entrava nel possesso di vastissime proprietà, ma accanto alle terre del feudatario c’erano per fortuna anche le terre che appartenevano direttamente alla comunità degli abitanti. Anche Omignano, come tutti gli altri paesi del Cilento Antico, era organizzato in Università con un proprio patrimonio di terre civiche ereditato da generazioni e con una propria autonomia da contrapporre sia al potere feudale, sia contro le Università confinanti, Sessa e Sala di Gioj (oggi Salento). Gli abitanti di Omignano rimasero organizzati in una università, con un proprio patrimonio e con una amministrazione separata, fino al 1808. Con lo scioglimento delle antiche Università e con la creazione dei Comuni, ad Omignano non fu riconosciuta l’autonomia. Infatti, nel 1816 venne aggregato al Comune di San Mango e, poi, a quello di Sessa, al quale rimase unito fino al 7 agosto 1847, quando con Real Decreto del Re di Napoli, il villaggio di Omignano fu staccato da Sessa e fu eretto a Comune autonomo che cominciò ad operare dal 1° gennaio 1848.

La comunità Omignanese è stata sempre presente negli avvenimenti più importanti nella storia d’Italia. Nel 1647, quando a Napoli infuriava la rivolta di Masaniello, anche ad Omignano la popolazione si ribellò contro il barone Mazzacane riuscendo ad imporgli una limitazione dei suoi poteri.

Anche nel 1799, quando a Napoli fu proclamata la Repubblica, la popolazione si sollevò e, seguendo quanto già si faceva in altri paesi del Cilento, i capi della rivolta piantarono nella piazza del paese l’albero della libertà. Nei documenti risulta che fecero parte della rivolta omignanese Michele Di Feo, il sacerdote Pietrantonio Di Feo, i notai Domenico Coppola e Nicola Maffongelli, oltre a Fortunato e Giuseppe Di Feo, e Antonio Ferrazzano.

Soprattutto molti Omignanesi parteciparono ai moti che portarono all’unità d’Italia, dal 1820 al 1860. Ai moti salernitani del 1820 presero parte i fratelli Vasaturo, i fratelli De Feo, Francesco Maselli. Tra i condannati a morte in seguito al fallimento della rivolta del Cilento del 1828 figurano due Omignanesi, Angelo Lerro, giustiziato a Salerno, e Angelo Raffaele Pandolfi, giustiziato a Mercato San Severino (la condanna a morte di un altro Omignanese, Giuseppe Caterina, fu poi commutata in ergastolo). Molti Omignanesi appartennero alla Carboneria e ad Omignano sembra operasse una setta di Filadelfi. Numerosi Omignanesi furono parte attiva anche nei moti del Cilento del 1848, tra i quali Raffaele Lerro, lo stesso Caterina. Un Omignanese, Leonino Vinciprova, fu uno dei pochi cilentani che hanno avuto l’onore di far parte della schiera dei Mille di Garibaldi nei fatti decisivi che portarono all’Unità d’Italia. Per qualche anno, nel periodo 1866-1870 il Vinciprova ricoprì la carica di sindaco del Comune di Omignano. Molti Omignanesi parteciparono alla campagna di Garibaldi. Rilevante è stato il contributo di sangue degli Omignanesi anche nelle due guerre mondiali del 1915-18 e del 1940-45. Il paese fu segnato da una forte emigrazione all’inizio del 1900 diretta soprattutto verso gli Stati Uniti di America.

Nel 1887, nella parte bassa del territorio del Comune di Omignano fu istituita una stazione ferroviaria che costituì l’occasione per la nascita della frazione dello Scalo, favorita, forse, anche dalla costruzione del ponte sull’Alento e, sicuramente, anche dalla vicinanza con la Statale 18. Da allora la zona pianeggiante del Comune, che fino ad allora era rimasta disabitata anche a causa della condizione malarica determinata dal ristagno delle acque del fiume Alento, si popolò sempre più fino a costituire un moderno centro che nel secondo dopoguerra è arrivato a superare di gran lunga la popolazione dell’antico capoluogo, nel frattempo interessato da un progressivo spopolamento.

L’attuale paese di Omignano Scalo è costituito anche dalla frazione della Fasana, che attualmente indica la zona urbana rientrante nel perimetro del vicino comune di Salento, e precisamente la parte posta ad est della Strada Statale 18 la quale divide il territorio dei due Comuni.

All’inizio del 1900 la borgata della frazione dello Scalo di Omignano era costituita da coloni, operai, carbonai e impiegati delle ferrovie che nel corso dei decenni formarono una collettività variegata di diversa provenienza. L’incremento della popolazione fu dovuto non solo all’afflusso di elementi forestieri, ma anche alla confluenza dai paesi delle colline circostanti, ossia Stella, Sessa, Omignano capoluogo, Santa Lucia, Orria, Salento.

 

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